Rimanenze Finali di magazzino: come gestirle nel bilancio per evitare rischi
Nel bilancio di un’azienda, tra le varie voci, una delle più interessanti è rappresentata dalle Rimanenze Finali di magazzino. Questa voce riguarda gli articoli presenti nel magazzino aziendale alla fine di un periodo contabile, che può essere un esercizio finanziario o un altro periodo stabilito. In questo articolo, esamineremo in dettaglio cosa sono le rimanenze finali, come vengono valutate, e quali rischi e implicazioni possono avere per l’azienda.
Cosa sono le Rimanenze Finali?
Le rimanenze di magazzino sono essenzialmente costituite da beni che l’azienda ha a disposizione alla fine del periodo contabile. Questi beni possono essere di due tipi principali:
- Prodotti Finiti: Questi sono beni pronti per la vendita ai clienti.
- Materie Prime e Semilavorati: Questi sono beni utilizzati nell’attività produttiva dell’azienda per creare i prodotti finiti. Ad esempio, le materie prime possono essere i materiali grezzi usati per fabbricare un prodotto, mentre i semilavorati sono prodotti in fase di lavorazione.
La Registrazione delle Rimanenze Finali Per le aziende che devono seguire i criteri del Codice Civile, la registrazione dettagliata delle rimanenze finali è prevista nell’articolo 2424, all’interno dello Stato Patrimoniale. Questa voce è elencata tra le attività correnti.
A differenza di alcune altre voci nel bilancio, la valutazione delle rimanenze finali può essere un processo complesso. Inizia con un inventario fisico del magazzino alla data di riferimento (ad esempio, il 31 dicembre dell’anno in esame) e prosegue con la determinazione del valore.
Principi Contabili e Modalità di Valutazione
La valutazione delle rimanenze finali segue principi contabili specifici, che variano in base alle normative seguite dall’azienda. Due principi contabili comuni sono:
- OIC (Organismo Italiano di Contabilità): Se l’azienda segue la normativa italiana, il principio contabile di riferimento per la valutazione delle rimanenze finali è l’OIC 13.
- IAS/IFRS (Normativa Internazionale): Per le aziende che adottano le normative internazionali, come l’IFRS, il principio IAS 2 è di riferimento.
Queste regole si affiancano alle disposizioni previste dal Codice Civile e possiamo affermare, in prima approssimazione, che il Codice Civile ci dice “cosa” indicare mentre il principio contabile ci dice “come” fare, ossia come arrivare ad estrapolare il numero da esporre.
Questi principi contabili quindi forniscono linee guida su come valutare le rimanenze finali. In generale, il costo di acquisto o produzione delle rimanenze deve essere registrato al valore minore tra il costo di acquisizione o produzione e il valore di realizzo, che può essere dedotto dalle condizioni del mercato.
Il costo di acquisto comprende non solo il prezzo di acquisto, ma anche i costi accessori associati all’acquisizione dei beni. Il costo di produzione include tutti i costi direttamente attribuibili alla creazione del prodotto, insieme a una quota dei costi indiretti ragionevolmente imputabili al prodotto.
Criteri di Valorizzazione delle rimanenze
L’OIC 13 prevede che il costo delle rimanenze di magazzino possa essere stabilito seguendo una delle seguenti modalità:
- Costo Specifico: Riguarda l’identificazione dei singoli beni e dei relativi costi nei casi in cui le voci delle rimanenze non siano intercambiabili
- FIFO (First In First Out): In base a questo metodo, i beni acquisiti o prodotti per primi sono i primi ad essere venduti o utilizzati nella produzione. Si segue quindi l’ordine in cui i prodotti sono entrati in magazzino.
- LIFO (Last In First Out): In questo caso, i beni più recenti sono i primi a essere venduti o utilizzati. Di conseguenza restano in magazzino i prodotti più datati.
- Costo Medio Ponderato: Questo metodo si applica quando i beni sono fungibili e non possono essere identificati singolarmente.
Rischi e Implicazioni
La valutazione delle rimanenze finali è cruciale poiché può influenzare significativamente il bilancio e i risultati finanziari dell’azienda. Un valore errato può infatti portare a conseguenze anche gravi per l’azienda.
Ad esempio, se il valore delle rimanenze è troppo alto, può aumentare i ricavi e migliorare il risultato di esercizio. Tuttavia, potrebbe essere un tentativo scorretto di nascondere perdite operative e ciò può anche avere conseguenze legali. Un valore delle rimanenze gonfiato in un anno, inoltre, si rifletterà come costo maggiore nell’anno successivo.
Questo potrebbe implicare un necessario incremento in tutti gli esercizi fino ad arrivare al punto in cui il valore iscritto nello Stato patrimoniale non sarà più credibile.
Il “falso in bilancio” è un reato (le cui conseguenze sono materia di studio e di lavoro per avvocati penalisti) di cui si può macchiare l’imprenditore ed è frequente che riguardi proprio l’area di bilancio di cui stiamo parlando e cioè sia da ricondurre proprio all’eccessivo valore attribuito alle rimanenze di magazzino
Gli investitori e i terzi interessati che leggono il bilancio potrebbero non avere tutte le informazioni necessarie per giudicare correttamente la valutazione delle rimanenze. Ad esempio, non possono sapere se l’azienda sarà in grado di vendere le rimanenze al costo registrato o a un prezzo superiore.
Pertanto, è essenziale che l’azienda e i suoi professionisti contabili adottino una gestione rigorosa delle rimanenze e utilizzino indicatori di bilancio come l’incidenza delle rimanenze sul fatturato, l’indice di rotazione delle rimanenze e la giacenza media del magazzino per valutare l’efficienza della gestione delle scorte.
Conclusioni
La valutazione delle rimanenze finali di magazzino è un aspetto critico del bilancio aziendale. È un processo complesso che richiede attenzione e rigore. Le conseguenze di una valutazione errata possono essere gravi per l’azienda e per il titolare.
E’ quindi fondamentale che le aziende prestino la dovuta attenzione a questa voce nel bilancio e si avvalgano di professionisti contabili esperti per garantire che la valutazione sia corretta e conforme ai principi contabili.
– Articolo a cura di Sergio Ceccotti, Partner d’Impresa Fiscal Udine